
Sul Palazzo di giustizia di Aosta sventola oggi, com’è previsto per tutti gli edifici pubblici italiani, la bandiera delle Nazioni Unite. Ricorre infatti la Giornata che celebra l’entrata in vigore dello Statuto dell’organizzazione. Una carta di semplici principi, che afferma – tra l’altro – l’impegno a “promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui”.
Confesso che, se non avessi guardato fuori dalla finestra, difficilmente mi sarei ricordato della celebrazione, pur avendo visitato anni fa la sede di New York delle Nazioni Unite. Mi piace essermene ricordato qui ed oggi, mentre per lavoro seguo delle udienze (anche su fatti delicati), perché le regole restano la garanzia fondamentale di libertà e diritti.
Le indagini e i processi, lo ripeto anzitutto a me stesso (che spesso li racconto), si fanno in primis per accertare fatti e, quindi, anche per consentire a chi ne è coinvolto, di chiarire la sua posizione. Questo vale nel nostro Paese, in una situazione di cui non percepiamo mai abbastanza la reale portata (dandola per scontata), ma non posso non rivolgere un pensiero di speranza a tutti gli angoli del mondo in cui regole eque e riconoscimento di diritti e garanzie non sono la normalità.
Sono più di quanti pensiamo e non vedono, oggi, sventolare una bandiera dell’Onu, perché banalmente non vi esistono Tribunali, visto che i processi li fa direttamente chi governa.