
Non si può sostenere che l’ultimo anno, per la Procura di Aosta, non sia stato intenso, sotto più punti di vista. Nel giorno in cui l’organico dell’ufficio si è completato, con l’arrivo di un nuovo pubblico ministero, l’aostano Francesco Pizzato (nella foto, nel suo ufficio), ho cercato di ripercorrere le tappe principali del periodo recente, nell’articolo uscito oggi pomeriggio.
La giustizia, in Italia, è quel valore che tutti invocano, e in cui si sostiene di avere fiducia, salvo poi cambiare toni – passando a considerazioni tanto generiche, quanto auto-assolutorie – qualora interessati dall’attività inquirente. Eppure, una capacità d’indagine accresciuta significa una maggior possibilità di difendere dei diritti calpestati.
Perché si fa così tanta fatica a vedere questo aspetto? Forse perché la distanza tra le frasi fatte di cui sopra (penso, ad esempio, a quelle sulla “giustizia ad orologeria”) e il vederlo è proprio quella che ci separa dall’essere un Paese civile. Un luogo in cui vocaboli come responsabilità e coscienza abbiano, nel tessuto sociale, nella vita quotidiana, lo stesso significato che il vocabolario attribuisce loro.